Bim, le società di ingegneria investono in formazione e software
L’analisi Oice-Cer ha rilevato il grado di investimento delle società di ingegneria in tema Bim. Dati confortanti, che però mostrano ancora delle resistenze importanti

tratto da Ingegneri.info

Il 62,2% delle società di ingegneria associate a Oice ha dichiarato di investito risorse nel Bim, Building information modeling, nel 2016. È questo il dato più rilevante che emerge dalla Rilevazione OICE-Cer 2017, l’analisi svolta dall’associazione aderente a Confindustria che riunisce le società di ingegneria nazionali e che in questo caso ha focalizzato l’attenzione sul tema della digitalizzazione dei processi nelle costruzioni. Il tutto mentre a Bologna va in scena “Digital&Bim”, primo evento di questa tipologia dedicato al tema in Italia.

Che quasi due società su tre abbiano dedicato risorse al tema della digitalizzazione è un dato importante, che conferma anche positivamente la risposta alle indirette sollecitazioni della stessa OICE, che da due anni organizza, in partnership con le più software house del settore, Forum internazionali ed eventi regionali finalizzati a promuovere la cultura dell’innovazione interna alle organizzazioni di ingegneria e architettura. Va segnalato però che uno zoccolo duro, di circa il 30% di associati, non ha invece ancora investito sul Bim.
La quasi totalità delle risorse destinate al BIM è stata suddivisa tra investimenti in software ed investimenti in formazione con una prevalenza per quest’ultima area, residuali gli investimenti in hardware. In questa suddivisione non emergono particolari differenze rispetto alla dimensione delle imprese. Gli investimenti in formazione per il BIM hanno interessato il 60% delle imprese con più di 50 addetti ed il 52,5% di quelle più piccole, mentre gli investimenti in software hanno riguardato il 41% delle imprese a prescindere dalle dimensioni.
Sull’utilità e sull’efficacia derivata dagli investimenti in BIM il 22,5% ha dichiarato un elevato grado di soddisfazione, il 57,8% un soddisfacente grado di soddisfazione e il 16,7% è invece rimasta delusa dagli investimenti compiuti.

Sono quindi le imprese di più piccola dimensione ad essere più in ritardo e sembrano scontare maggiori difficoltà nel beneficiare appieno nella propria attività degli investimenti in BIM.
Il ritardo nella definizione della normativa attuativa del Codice appalti e, più in generale, l’attuazione di principi di adeguata gradualità nella previsione di obblighi di prestazione di servizi in BIM, potranno quindi tornare utili proprio a queste piccole realtà. In questo modo avranno infatti maggiore tempo per cogliere le opportunità che, anche all’estero, possono derivare dal proporsi come operatori “BIM users” oltre a quelle che, più in generale, derivano da una nuova organizzazione dei processi di produzione del progetto.